L’analisi di bilancio per capire l’equilibrio aziendale

Proseguendo l’articolo “Il Controllo di Gestione come supporto alle decisioni“, in questa sede affrontiamo l’analisi di bilancio, facendo una panoramica delle principali fasi e dei metodi di riclassificazione.

È un aspetto molto sentito in questo periodo particolare dell’economia. Molte piccole e medie imprese oggi sono giustamente concentrate, oltre che sullo sviluppo delle vendite (sempre prioritario e fondamentale), anche sulle analisi interne, per capire in profondità le dinamiche reddituali e finanziarie.

Anzi, in un contesto quale l’attuale, è di primaria importanza esaminare contemporaneamente con la massima precisione vendite e redditività, per capire quali sono i settori che producono utile e quali no, per individuare i prodotti da spingere, per elaborare politiche promozionali e di marketing coerenti con gli aspetti economici e finanziari, per impostare listini prezzi e offerte in linea con il duplice obiettivo della soddisfazione del cliente e del margine, per costruire, infine, delle previsioni accurate.

Come sappiamo, la gestione aziendale deve tendere al raggiungimento di un equilibrio globale, che può essere scisso in:
equilibrio economico, che si riferisce ai ricavi ed ai costi, per cui l’azienda deve avere ricavi maggiori dei costi per produrre un utile finale dalla gestione, in modo da remunerare tutti i fattori produttivi;
equilibrio finanziario, inteso come capacità dell’azienda di far fronte regolarmente ai propri impegni finanziari con i mezzi provenienti dal capitale proprio, dalla gestione e dai finanziamenti;
equilibrio patrimoniale, inteso come il risultato finale dei due precedenti equilibri; cioè l’azienda deve essere in grado di mantenere e sviluppare il proprio patrimonio nel tempo.

Per fare un esempio, un’organizzazione può produrre utili, ma se (per eccesso) riscuote (=entrate) soltanto una piccolissima parte dei ricavi, mentre i costi li paga (=uscite) tutti, avrà un forte squilibrio finanziario che pregiudica l’equilibrio patrimoniale e la vita stessa dell’azienda. In questo caso poi occorre ricordare che deve anche pagare le imposte sull’utile conseguito, con ulteriore aggravio sulla situazione finanziaria.

Le analisi hanno quindi l’obiettivo di verificare il rispetto di questi equilibri, considerando che essi sono correlati fra loro. Per far questo, trasformano i dati di bilancio in informazioni.

Come?

Le fasi per effettuare una corretta analisi sono le seguenti.

Il primo passo è quello di capire l’attendibilità del bilancio, della correttezza delle voci, non soltanto in termini formali e convenzionali, ma anche sostanziali in relazione alla situazione reale aziendale. Soltanto dopo che si è certi che il bilancio esprime la realtà sottosante (eventualmente apportando delle variazioni) si può procedere.

Il secondo passo è quello della riclassificazione del bilancio.
È molto importante che questa fase venga fatto a quattro mani tra consulente e personale interno dedicato, perché solo chi è all’interno dell’azienda può accedere ad alcuni dati e fare analisi di valutazione corrette su alcune voci di bilancio.
Questi sono in motivi per cui il nostro intervento in azienda è finalizzato a formare una professionalità interna che possa poi gestire gli strumenti predisposti, approfondendoli ed allargandoli nel tempo, in base alle future necessità, creando una autonomia gestionale.

Si passa di conseguenza alla terza fase, cioè ad effettuare l’analisi mediante le tre tecniche , che sono:
– L’analisi strutturale
– L’analisi per indici
– L’analisi per flussi
Naturalmente queste tre tipologie sono correlate fra loro, essendo complementari.

L’ultima fase riguarda la formulazione di un giudizio sui risultati raggiunti.

La riclassificazione di bilancio avviene attraverso metodologie appropriate per ogni caso di studio.

Per lo Stato Patrimoniale la classificazione di riferimento è quella in base al grado di liquidità per l’Attivo Patrimoniale, mentre per quanto riguarda il Passivo, cioè le fonti di finanziamento, viene diviso in Capitale Proprio (fonti interne) e Capitale di Terzi (fonti esterne); queste ultime, a loro volta, vengono classificate in fonti a breve ( Passivo Corrente ) e a medio/lungo termine ( Passivo Fisso), secondo i tempi previsti di pagamento.
L’Attivo viene suddiviso in Attivo Circolante (Liquidità immediate, Disponibilità a breve termine e Rimanenze) e Attivo Fisso (Immobilizzazioni materiali, Immobilizzazioni immateriali e Immobilizzazioni finanziarie).

Per quanto riguarda la riclassificazione del Conto Economico, essa può essere diversa sulla base degli specifici obiettivi che si vuole raggiungere, cioè quali informazioni devono essere tratte dal lavoro.

Le più comuni riclassificazioni (o almeno lo sono per noi nell’affiancamento ai nostri clienti) sono: C.E. a costo del venduto, C.E. a margine di contribuzione, C.E. a valore aggiunto e margine operativo lordo.
Tutte queste riclassificazioni prevedono una struttura a scalare e mettono in evidenza risultati parziali, che vengono utilizzati per analizzare la redditività.

Così, ad esempio il C.E. a costo del venduto è interessante per analizzare l’utile lordo sulle vendite.

La riclassificazione secondo il margine di contribuzione è importante perché aiuta a conoscere quanto le vendite contribuiscono a coprire i costi fissi aziendali e quindi a determinare il punto di pareggio (Costi totali = Ricavi totali) data una struttura di costi fissi. Oltre al punto di pareggio inizia a prodursi l’utile, mentre prima c’è un perdita. Questa elaborazione presuppone la distinzione tra costi fissi e variabili.

Infine, il C.E. a valore aggiunto è utile per evidenziare la creazione di ricchezza da parte dell’azienda (il valore aggiunto appunto) ed il Margine Operativo Lordo (che corrisponde all’EBITDA, molto utilizzato dagli analisti), legando gli aspetti economici con quelli finanziari del conto economico.

Nel prossimo articolo parleremo della fase 3 ed in particolare di alcuni indici che maggiormente vengono utilizzati per capire lo stato di salute dell’azienda.

Roberto Malavolta
Laureato in Economia e Commercio, da sempre appassionato del mondo dell’impresa, è consulente aziendale e formatore nei processi di Marketing e Organizzazione dal 1992. Ha maturato una lunga esperienza collaborando con molte imprese di diverse dimensioni e appartenenti a vari settori di attività. Affianca gli imprenditori e i responsabili aziendali nell’affrontare i temi legati allo sviluppo sul mercato e all’orientamento al cliente, alla ottimizzazione organizzativa e al miglioramento della professionalità dei collaboratori.